Comunicazione politica: tre elementi per aumentare l’efficacia dei tuoi discorsi

Spesso si pensa che per essere convincenti sia sufficiente “dire le cose come stanno”.

Ma chiunque abbia provato a convincere una persona che aveva un’opinione diversa dalla sua si sarà accorto che per quanti fatti, ragioni, dati, statistiche gli presentasse, quella persona rimaneva della sua opinione.

Questo accade perché i meccanismi di funzionamento della mente umana sono un po’ diversi dalla rappresentazione che il modello del razionalismo illuminista ci ha proposto.

In questa presentazione troverai alcuni strumenti che puoi usare per aumentare l’efficacia dei tuoi discorsi e che puoi usare non solo in ambito politico, ma anche nel contesto aziendale o a casa, con il tuo partner o i tuoi figli.

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Se hai trovato interessante questa presentazione puoi approfondirla leggendo “Le parole sono importanti“, un testo che approfondisce le tecniche per la costruzione del consenso e la creazione di messaggi comprensibili, convincenti e che non si dimenticano.

Se non visualizzi la presentazione puoi vederla qui: http://www.slideshare.net/gianlucagiansante/comunicazione-politica-efficace-27706723


Le parole sono importanti: il video della presentazione

“Un libro che pone degli interrogativi, che descrive i fenomeni in modo scientifico e scritto molto bene: per chi non l’ha letto spero sia stato uno stimolo a farlo”. Così Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera ha concluso il suo intervento per la presentazione di Le parole sono importanti che si è svolta alla Camera dei Deputati lo scorso 20 ottobre.

Sul mio canale YouTube puoi vedere l’intervento completo:

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=xnC9FaTr9YQ?rel=0&w=560&h=315]

“Devo fare i complimenti a Gianluca Giansante innanzitutto per come è scritto il libro”, così Beatrice Lorenzin ha aperto il proprio intervento Continua a leggere…


Un mio intervento su il Fatto quotidiano

“Il rumore bianco – è scritto sui manuali di acustica – è un suono contenente tutte le frequenze udibili, viene chiamato bianco per analogia con il colore bianco, che contiene tutte le frequenze visibili”. In altre parole, come la somma di tutti i colori produce il bianco, la somma di tutti i suoni produce il rumore bianco che è un fruscio lieve, simile a un soffio”.

Inizia così un mio intervento pubblicato oggi su il Fatto quotidiano nel quale racconto perché la politica dei nostri giorni sembra aver perso la capacità di parlare alle persone e come è possibile trovare modalità efficaci per interagire con i cittadini e costruire consenso politico.

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Il sedicenne che incanta i Labour

dal mio blog su Linkiesta

Come ha fatto un adolescente a calamitare l’attenzione di una platea tendenzialmente disinteressata ai “pesci piccoli” come è quella di un congresso politico?

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Chi sostiene il nucleare vada a scuola di comunicazione

Chi sostiene il ritorno all’atomo usa argomentazioni logiche e razionali ma spesso non riesce a farsi capire. La causa sta nella cosiddetta “maledizione della conoscenza” e la soluzione nel racconto di storie, aneddoti, esempi

Pubblicato su Linkiesta il 15 marzo 2011

nucleareLe notizie che arrivano dal Sol Levante e gli allarmi di cui i media ci informano senza sosta costituiscono un forte elemento di convinzione contro il ritorno a questa scelta.La vicenda giapponese e l’approssimarsi del referendum riportano in auge la questione del nucleare, facendo crescere le azioni di chi si oppone al ritorno all’atomo.

Chi sostiene la scelta nucleare ribatte con una serie di tesi non prive di fondamento: la “sicurezza degli approvvigionamenti”, per esempio, oppure il “costo dell’energia” o – ancora – l’impossibilità di far fronte alle richieste al “fabbisogno energetico” affidandosi semplicemente alle rinnovabili.

Tuttavia queste spiegazioni, di ordine squisitamente razionale, non riescono a far breccia nel pubblico italiano.

Perché?

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“Come” dire qualcosa di (centro)sinistra

La mia presentazione al seminario di formazione politica “Le parole e le cose dei democratici” che si è svolto a Pisa lo scorso 5 marzo.

Il mio intervento si inseriva nella sessione “Le figure e le forme dei democratici dopo il Novecento. Che cosa possiamo e dobbiamo ‘dire di sinistra’ nell’epoca della rete?”

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Ne ho discusso insieme a Giuseppe Civati (consigliere regionale PD Lombardia), Francesco Verducci (vice responsabile vicario del dipartimento Cultura e informazione del Pd), Adriano Fabris (professore di Filosofia Morale e di Etica della Comunicazione – Università di Pisa), Mario Rodriguez (professore di Comunicazione Politica – Università di Padova). A moderare c’era Giorgio Malet (segretario del Circolo GD “Giovane Europa” della Scuola Normale Superiore e della Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa).

P.S. Voglio ringraziare il mio amico David Ragazzoni, che mi ha invitato e che insieme ad altri giovani ha organizzato un’iniziativa davvero interessante.


Un nuovo paradigma per una società in mutamento

Pubblicato su Italianieuropei. Anno X n. 2 (2010), pp. 67-76

Mentre la sinistra ha pagato lo scotto della sua incapacità a formulare una narrazione e un’identità nuove, Berlusco­ni ha saputo, anche grazie a un imponente controllo della TV, costruire e adeguare il linguaggio alla scena politica e culturale del paese, con un’efficace comunicazione di sim­boli e valori che ne hanno accentuato i tratti edonistici e in­dividualisti.

Oggi, per la sinistra la sfida può giocarsi nell’ambito dell’elaborazione di una cultura politica che risco­pra il valore del cittadino come persona e le sue aspettative, ma anche attraverso la presenza sul territorio e una mag­giore attenzione alle nuove forme di comunicazione.

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Narrazioni strategiche

In che modo gli Stati usano i media per proiettare la propria identità, i propri valori e i propri interessi sulla scena internazionale? Come possiamo valutare il peso di queste narrazioni strategiche?

Sono alcune delle domande alle quali risponde Great Power Politics and Strategic Narratives, il paper di Ben O’Loughlin, Alister Miskimmon (Royal Holloway) e Andreas Antoniades (University of Sussex).

Che si tratti di eventi critici come la protesta iraniana o di crisi finanziarie o degli sforzi di comunicazione diplomatici, gli Stati competono per imporre le proprie narrazioni sulla percezione dello sviluppo mondiale.

La capacità di strutturare il modo in cui le altre potenze concepiscono l’ordine internazionale – come un insieme di sovranità indipendenti piuttosto che di grandi civiltà o di unità che tendono verso un’interdipendenza cosmopolita – favorisce la gestione delle interazioni.

Le narrazioni strategiche costituiscono una lente per comprendere il posizionamento e le interazioni dinamiche che strutturano la politica mondiale sia che ci si occupi di Stati Uniti, di Cina, di finanza, di sicurezza o di cambiamento climatico.


C’era una volta la crisi

da Italianieuropei n.3/2009

Il discorso sulla crisi economica è stato uno dei pilastri della campagna di Berlusconi nel 2008. Un’analisi della strategia elettorale ne svela le ragioni dell’efficacia, mette in luce le carenze del campo democratico e permette di avanzare una proposta per recuperare un rapporto più profondo fra cittadini e politica riformista.

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