Fare soldi con la rete, si può

dal mio blog su Linkiesta.it

Alfredo, Alessandro e Andrea sono tre fratelli gemelli che vivono a San Vito Chietino, un piccolo comune della costa abruzzese. Hanno aperto sotto casa un negozio di cartucce per stampante e – nonostante vivano in un centro di soli 5mila abitanti – riescono ad essere fra i leader in Italia nel settore.

In questo video raccontano come fanno.

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Perché racconto la loro storia? (altro…)


Cattive notizie per chi pensa che Mr. B sia sul viale del declino

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Gli elettori di centrosinistra sono più delusi di quelli di centrodestra. Lo rivela un sondaggio Ipsos commissionato dalla trasmissione Ballarò, che ha chiesto agli elettori se – di fronte alla scelta di voto del 2008 – si senta soddisfatto o deluso.

Molti penserebbero istantaneamente che gli elettori di Berlusconi siano molto scontentie perfino pentii. Non è così o almeno non è questa la lettura principale del risultato. Sono infatti gli elettori di centrosinistra i meno soddisfatti.

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Non dire no. Ovvero impariamo a parlare in positivo

dal mio blog su Linkiesta.it

«Ci sono studi che dimostrano che l’ottantacinque per cento dei messaggi convogliati dagli adulti ai bambini sono negativi – “no”, “smettila”, “non fare”». Lo spiega Gretchen Rubin nel suo “Progetto Felicità”.

Spesso, però, avvertenze di questo genere non sortiscono nessun effetto, se non far disperare il genitore inascoltato.

L’autrice suggerisce, per questa ragione, di parlare in positivo. «Invece di dire “No, non prima di aver finito di pranzare”, cerco di dire “Sì, appena avremo finito di pranzare”».

Si tratta di un’ottima abitudine, non solo per parlare con i bambini, ma anche con gli adulti. Perchè?

Perchè il cervello umano non conosce la negazione. Se diciamo a qualcuno “smettila di arrabbiarti” avremo comunque evocato, a livello inconscio, lo schema mentale  dell’arrabbiatura e faciliteremo – anzichè – dissuaderla, proprio questa reazione.

È una buona norma da tenere a mente, non solo nella vita quotidiana, ma anche sul lavoro – e in politica (dove violare questa regola può costare caro).


Strategia da rivedere per la campagna di Letizia Moratti

dal mio blog su Linkiesta

È iniziata da qualche giorno la corsa di Letizia Moratti per le elezioni comunali a Milano. L’elemento più evidente, per i milanesi, è la serie di affissioni che ha conquistato strade, piazze e sotterranei della metropolitana.

Il claim scelto “Letizia Moratti sindaco di Milano” è l’elemento comune che viene declinato su sei temi diversi: sicurezza, pulizia della città, verde, qualità della vita, trasporti e famiglia.

La foto del sindaco in diversi contesti domina la scena, accompagnata da un headline distinto per ciascun tema: “Stiamo lavorando per una Milano sempre più sicura/pulita/verde etc.”.

Le foto ritraggono il sindaco sorridente e circondato da altre persone (vigili urbani, bambini, operatori della nettezza urbana, anche in questo caso in linea con ciascun messaggio tematico).

Si tratta di una scelta condivisibile. Notoriamente, infatti, la folla è sinonimo di gradimento e partecipazione secondo un meccanismo della comunicazione politica, già noto ai tempi di Quinto Tullio Cicerone, che raccomandava al più noto fratello di non uscire mai senza i propri “accompagnatori”, il cui ruolo era proprio quello di aumentare la “popolarità” del candidato (en passant, se vi capita ditelo a chi ha realizzato i manifesti di Bersani).

Tuttavia la scelta di puntare sul personalismo lascia a desiderare e sembra un tipico esempio di una strategia del tipo “chiudiamo la stalla quando i buoi sono scappati”.

La popolarità del sindaco, è infatti a livelli preoccupanti. Gli strateghi della campagna devono aver pensato che non ci poteva essere idea migliore di una bella serie di manifesti con l’immagine del candidato. Detto in altre parole, hanno cercato di rimediare all’ultimo minuto a un problema di immagine che si è sedimentato nel corso degli anni.

Questa strategia non fa i conti, però, con i meccanismi di decodifica di chi guarda quei messaggi. Far cambiare idea alle persone, infatti, è molto difficile, secondo alcuni perfino impossibile (almeno con una campagna di affissioni). Più facile è rinforzare le opinioni di quanti sono già d’accordo con una certa idea.

Applicato al caso concreto: sarebbe stato più utile puntare a rinsaldare alcuni punti forti dell’immagine dell’amministrazione Moratti.

Invece si è scelto di puntare proprio sul punto debole – la figura di Letizia Moratti – aumentando la salienza di questo elemento nella mente dei cittadini e quindi facendo un favore all’avversario, che beneficia proprio del suo essere non-Moratti.

La scelta del tono delle foto, peraltro, contribuisce negativamente al messaggio: lo stile edulcorato e le immagini evidentemente “posate” contribuiscono a rafforzare la parvenza di artificialità della campagna. E l’aspetto “finto” delle immagini si trasferisce dalle foto al candidato.

Ciò detto la rielezione della Moratti non dovrebbe essere a rischio, a meno di clamorosi sviluppi (e grazie soprattutto alla forza della Lega), la vittoria dovrebbe essere certa. Ma a livello di allocazione delle risorse – ovvero di scelta su come spendere il denaro destinato alla campagna – la prima mossa degli strateghi di casa Moratti non sembra la soluzione migliore.

Ps. Non tutti sarebbero d’accordo col dire che la vittoria di Letizia Moratti è certa, su questo punto segnalo un interessante articolo di Giovanni Cocconi su Europa.

Se pensi che anche altri possano essere interessati a questo articolo condividilo.

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Tutti a scuola di manifesto dalla Lega

Ha suscitato una catena di polemiche un recente cartellone elettorale della Lega per le elezioni amministrative.

Il manifesto, che stato già usato per le regionali dello scorso anno, raffigura alcune persone in fila per ottenere un servizio pubblico (casa, sanità e scuola, come suggerisce una scritta in evidenza): un asiatico, un rom, un africano e un arabo. Solo in fondo c’è un vecchietto italiano, con l’aria bonaria e l’espressione interrogativa.

L’immagine è accompagnata dalla domanda: “Indovina chi è ultimo?”, che contribuisce a chiarire il messaggio e a suscitare partecipazione in chi guarda.

Il partito di Bossi ha posto sin dagli esordi una grande attenzione sul manifesto, la forma di comunicazione politica più immediata ed efficace, perché capace di arrivare a tutti, anche a chi (e sono tanti) non legge i giornali né segue le notizie in televisione.

La scelta di un fumetto è utile a catturare l’attenzione: i tradizionali manifesti del tipo “foto del politico + slogan”, infatti, sono ormai logori e passano quasi inosservati.

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Intervista a Kbs

Ieri è venuta ad intervistarmi la tv nazionale sud coreana KBS per un reportage su “Berlusconi e la costituzione italiana”. Volevano sapere come Berlusconi è riuscito a diventare presidente del consiglio, quali sono le sue strategie politiche e i suoi punti di forza.

Non poteva mancare la fatidica domanda: “Come è possibile che rimanga presidente del consiglio nonostante gli scandali sessuali?”. Ho provato a rispondere con la solita imparzialità e con una prospettiva complessa, rifuggendo ogni semplificazione riduzionista. Spero di esserci riuscito.

Per approfondire l’argomento puoi leggere  il mio e-book Why Berlusconi did not lose votes in spite of sexual scandal media frenzy

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Street marketing, quando la pubblicità esce dalla pagina

Siamo abituati a vede annunci pubblicitari in televisione, sui giornali, nei cartelloni stradali e sulle pensiline degli autobus.

Siamo meno abituati a vedere l’annuncio uscire dai luoghi abituali del circuito mediatico per occupare spazi nuovi e insoliti. È questa la prima ragione del successo dello street marketing, una forma di comunicazione particolarmente efficace proprio perché riesce a rompere gli schemi della consuetudine e catturare l’attenzione.

Lo street marketing colpisce, stupisce e fa parlare di sé. La sua diversità permette all’annuncio di essere notato, di venire ricordato e magari di diventare oggetto di passaparola da parte delle persone che lo hanno visto, moltiplicando così l’effetto sul pubblico.

Ma stupire non basta: lo street marketing deve essere capace anche di esaltare i valori del prodotto e quindi aumentare le vendite oppure di favorire la diffusione dell’idea centrale di una campagna istituzionale.

Ci sono casi particolarmente efficaci dell’utilizzo di questa tecnica che vale la pena guardare, potrebbero darti lo spunto per la tua prossima campagna.

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Se conosci qualcuno a cui può interessare questo articolo condividiglielo subito.


Il mio intervento a Pisa

Come aumentare l’efficacia della tua comunicazione? Come produrre un messaggio che venga ascoltato, ricordato e che sia capace di convincere chi ti ascolta? Ne ho parlato a Pisa alla scuola politica dei giovani democratici.

Nell’intervento fornisco tre strumenti utili che puoi usare da subito per rendere memorabili i tuoi discorsi, le tue campagne, i tuoi manifesti.

Lo faccio con esempi concreti mostrando casi di comunicazione particolarmente efficace.

Come la celebre foto che ritrae Margaret Thatcher durante la campagna del 1979.

Mostra la candidata repubblicana con due borse della spesa in mano, entrambe riempite spendendo una sterlina. Solo che una rappresentava la spesa del 1974, l’altra, molto più magra (a destra nella foto), con quella del 1979.

La Thatcher voleva mostrare così gli effetti dell’inflazione, causata – sosteneva – da cinque anni di governo laburista. In questo modo riusciva a rendere concreto un tema astratto e di difficile comprensione, mostrandone le ripercussioni sulla vita quotidiana delle persone.

Qui puoi guardare il video del mio intervento.

Le slide che ho proiettato, invece, le trovi qui.