Il bello, il brutto e il cattivo. Pdl e Lega mettono all’angolo il Pd

da Terra, 15 maggio 2009

La strategia è ormai chiara e non è nemmeno delle più innovative. Dietro ai continui distinguo e alla diversità di posizioni dei principali uomini del Pdl si nasconde una scelta precisa. Quella che nel linguaggio aziendale si chiama diversificazione: puntare su diversi prodotti per soddisfare le esigenze delle diverse fasce di pubblico e massimizzare il profitto.

Una strategia ben nota anche nel mondo dello spettacolo. Come i Beatles, come i Take That, come le Spice Girls: ogni membro del gruppo è caratterizzato da un forte tratto distintivo, capace di attrarre un diverso segmento del pubblico e accontentare tutti.

John, l’intellettuale anticonformista, amato dal movimento contestatore, Paul il ragazzo perbene, idolo delle mamme e delle fasce più conservatrici della società. E così via.

Allo stesso modo vediamo Fini impegnato nella rappresentazione della “destra dei diritti”, che strizza l’occhio alle associazioni omosessuali e si erge a garante istituzionale, paladino a difesa del fortilizio moderato contro gli eccessi della coalizione.

Eccessi di cui si fa portavoce e interprete la Lega e in primis il suo ministro dell’interno Maroni, capo dell’ala dura, primo attore della politica del “respingimento”, parola entrata con forza nell’agenda dei media in vista della tornata elettorale europea.

A ergersi su tutti, il líder máximo, Berlusconi, pronto a rivendicare la paternità di tutte le misure attuate dal governo e allo stesso tempo impegnato in una difesa su temi personali che segue lo schema classico portato avanti sin dal ’94: la miglior difesa è l’attacco (alla sinistra).

Una scelta che ha pagato politicamente nel difenderlo dalle pesanti accuse giudiziarie, etichettate come colpi sferrati dalla “magistratura rossa” e quindi destituite di ogni fondamento agli occhi del vasto elettorato moderato. La tattica viene rispolverata per evitare i contraccolpi di immagine della vicenda del “divorzio”, della quale le colpe sono tutte imputate alle “gazzette della sinistra”, che avrebbero orchestrato una “trappola fondata sulla calunnia” in cui l’ingenua coniuge sarebbe caduta.

Funzionerà la strategia di una maggioranza di governo che offre un ventaglio così ampio di posizioni da coprire l’intero arco istituzionale?

È facile pensare di sì, intanto per la corrispondente incertezza del Pd, che non  riesce a trovare la bussola nemmeno sulle indicazioni per il referendum. Funzionerà anche perché la strategia è coordinata per rispondere alle più diverse esigenze avvertite dai cittadini che tradizionalmente fanno riferimento al Pdl. Ce n’è per i cattolici, per i liberali, per gli arrabbiati e – inevitabilmente – per gli anticomunisti.

Ci domandiamo anche, però, perché la stessa strategia non funziona per il Pd, che quanto a pluralità di posizioni non ha nulla da invidiare agli avversari. Qui emerge la differenza di atteggiamento fra i due partiti, la stessa che intercorre fra gli assoli preordinati di un’esibizione jazzistica e la babele scomposta di un’orchestra senza direttore. E senza spartiti.


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